La parola anime è un’abbreviazione di animēshon che in giapponese significa appunto “animazione”. Il termine si iniziò a diffondere negli anni 60 e veniva usato per indicare i film animati e i film a fumetti. Di solito gli anime tendono ad essere definiti cartoni animati, rivolti a un pubblico infantile, in realtà nella maggior parte dei casi si rivolgono ad un pubblico adulto per via di tematiche dal carattere splatter, comico ed persino pornografico. Gli anime si sono formati dalla cultura popolare Orientale unita a un processo tecnologico. La loro funzione è per di più commerciale, con lo scopo di intrattenere un pubblico che può essere composto da minori o da adulti. Di fatti gli anime vengono suddivisi in specifichi target destinati a una visione di un pubblico differente, che può essere formata da: studenti, casalinghe e impiegati.
Per quanto riguarda la tematica è possibile trovare anime che trattano di storie romantiche, ma anche fantasy, erotismo, fantascienza e di tanti altri. Le animazioni giapponesi possiedo diversi format: “L’original anime video” OAV interessato alla trasmissione di serie in TV dedicate al pubblico da casa ed il format “original net anime” ONA che racchiude i cortometraggi, mediometraggi, lungometraggi, la webTV e internet. In territorio giapponese i format vengono definiti in: TV Anime TVA, Original Video Anime OVA e infine Movie e NET Anime NETA.
Un po’ di storia sugli Anime Giapponesi
La nascita degli anime giapponesi avvenne circa nel 1865 quasi nel termine del periodo Edo. I primi a incamminarsi nei sentieri dell’animazione furono il pittore Katsushika Hokusai creatore della serie “La grande onda di Kanagawa” è più avanti nel 1914 altri artisti come il pittore Seitaro Kitayama insieme ad alcuni vignettisti chiamati Oten Shimokawa e Jun’ichi Kōchi vollero intraprendere lo stesso cammino. Iniziarono così a riproporre delle sequenze di movimento di foto e disegni, inizialmente rudimentali, servendosi alcune volte del gesso e di alcune lavagne per comporre i disegni. Già dal 1915 riuscirono a presentare le loro animazioni, dopo innumerevoli sforzi e fatiche. In quell’epoca le animazioni presero il nome di “film di linee”, in giapponese definito col termine senga eiga. Il pittore Seitaro Kitayama fu il primo a iniziare con Saru to kani no kassen, prodotto dalla Nikkatsu Uzumasa nel 1916. Tuttavia, la prima ad essere stata distribuita fu l’animazione di Oten Shimokawa, chiamata Imokawa Mukuzo genkanban no maki, nel marzo del 1917, pochi mesi dopo venne trasmesso di Jun’ichi Kōchi, l’animazione Hanawa hekonai meitō no maki dove venne utilizzato per la prima volta il colore grigio per ricreare le ombreggiature del personaggio.
Imokawa Mukuzo genkanban no maki (1917)
Qualche anno dopo venne prodotto Momotarō sempre dell’artista Seitaro Kitayama, che venne successivamente prodotto in Francia. Altre produzioni di quel periodo vennero avviate da altri artisti, come Sanae Yamamoto nel 1925, che produsse un cortometraggio chiamato Ubasute yama. Nel 1927 prese piede Noburo Ofuji producendo Kujira, animazione prodotta con movimenti più fluidi e meno convenzionali rispetto alle precedenti, per via del l’ausilio della carta semitrasparente dove avrebbe raffigurato solamente la sagoma dei suoi soggetti, ottenendo così un risultato diverso e innovativo. Kujira fu inoltre il primo anime ad essere proiettato nell’antica Unione Sovietica. Con la produzione nel 1932 di Kenzo Masaoka dell’animazione Chikara to onna no yo no naka iniziano le prime animazioni con il sonoro parlato. Tuttavia proprio in quegli anni a causa della politica nazionalista del Governo, in Giappone ci fu un controllo molto severo per quanto riguarda la cinematografia e ovviamente anche per le animazioni. Ritrovatosi senza fondi l’animazione inizia ad essere finanziata da organi governativi, e venne utilizzate soprattutto per la propaganda nazionale.
Successivamente Mitsuyo Seo viene difatti finanziato dalla Marina Imperiale per la sua animazione Momotarō umi no shinpei. Quest’animazione raccontava la storia di Momataro che insieme al suo esercito composto da animali antropomorfi riesce a rivendicare una base nemica in Nuova Guinea. Molte delle animazioni del periodo che va dal 1917 fino al 1945 sono andate perdute per diverse cause, una di queste fu la censura da parte del governo, altre cause furono i terremoti e i bombardamenti che hanno sottratto una buona parte delle animazioni di quel tempo, e ai giorni d’oggi di quei 400 filmati ne sono sopravvissuti molto meno della metà.
Animazioni con attinenti riferimenti alla cultura
La stragrande maggioranza delle anime giapponesi possiedono dei riferimenti inerenti alla cultura degli stessi autori. Molti di questi anime evidenziato nettamente i loro usi e costumi ma anche le loro tradizioni rendendoli certe volte anche il punto focale dell’intera animazione, si pensi ai tantissimi anime incentrati sulla via buddhista e la via shintoista. Lo shintoismo è la religione del Giappone che viene riconosciuta per la sua visione animista della natura. Possiede lo shin-tō ovvero la “via degli dei” che riunisce gli spiriti della natura e degli antenati, alcuni chiamate Kami, che vengono rappresentati come spiriti buoni altri invece chiamati Oni che rappresentano dei demoni aggressivi.
Ma ciò che rispecchia maggiormente lo shintoismo è sicuramente la presenza di elementi di fantasia uniti a una realtà di vita quotidiana ordinaria. Anche il buddhismo è spesso presente nelle animazioni Giapponesi, in modo particolare lo zen dove i soggetti raffigurati sono per lo più monaci, in alcuni viene espressamente caricato il concetto di monaco in altri si contraddistingue per il suo ruolo diretto alla realtà e quindi poco inclini alla prerogativa di spiegarla.