Allelopatia con metodo Pedersen, molti acquariofili lo usano, ma la maggior parte di loro non conosce il professor Pedersen e i suoi studi, da qui nasce la voglia di approfondire nel dettaglio il metodo di gestione più utilizzato. Ole Pedersen, professore dell’ università di Copenaghen, afferma che il libro “Ecologia dell’acquario di piante” scritto da Diana Walstad, sia uno dei migliori libri sull’argomento, ma crede che la Walstad abbia sopravvalutato la diffusione di una vera Allelopatia negli acquari con piante.
Infatti, dopo un esame dettagliato di tutti gli esperimenti condotti sull’allelopatia, conclude che il miglior modo per tenere sotto controllo le alghe in acquario è un acquario con un giusto equilibrio tra pesci e piante (meglio una pianta in più ed un pesce in meno) nel quale si effettuano spesso ricambi d’acqua.
L’allelopatia metodo Pedersen, gli studi condotti
Indice
Da questi studi, Pedersen evince che i casi riscontrati dalla Walstad non sono di effettiva Allelopatia ed ha stilato una lista di piante che riescono, mediante il rilascio di sostanze allelopatiche, ad inibire fortemente, ma non ad eliminare, la crescita di altre, ad esempio:
- Cabomba caroliniana
- Myriophyllum aquaticum
- Eleocharis geniculata
- Eleocharis parvula
Sarebbero in grado di inibire la crescita di Lemna minor, mentre la crescita della Vallisneria americana può essere inibita da Potamogeton amplifolus.
Metodo Pedersen e cambi d’acqua
Ci tengo a precisare che nonostante il metodo Pedersen venga spesso associato all’utilizzo di apparecchiature costosissime, come pH-controller, elettrovalvole e chi più ne ha più ne metta, è un metodo che si adatta a tutte le tasche; la vera differenza tra i due metodi sta nell’usare più spesso sifone, pompa e tubo, per non affaticarsi troppo durante il cambio dell’acqua.
Apolemichthys xanthopunctatus (Pesce angelo)
Inoltre, a differenza di quanto molti pensano, genericamente si consiglia di effettuare i ricambi d’acqua in ragione del 10% a settimana o del 15% ogni 15 giorni, ma sinceramente penso (e ripeto questa è solo una mia opinione) che in vasche mature e molto ben piantumate si possa tranquillamente arrivare a cambiare un 15-20% al mese, magari suddivisi in 2 cambi settimanali. Personalmente, conoscendo entrambi i metodi, preferisco utilizzare questo perché:
- Maggiore biodiversità: posso scegliere qualsiasi specie vegetale.
- Vasca più sana: il metodo Walstad, con i suoi rarissimi cambi d’acqua, favorisce l’innalzamento dei nitrati.
Anche se un livello alto di nitrati non ha ripercussioni significative sulla salute dei pesci, ci tengo a ricordare che un livello alto di nitrati è una fonte di stress per i pesci ed è risaputo che un pesce stressato è più vulnerabile. Far accumulare il livello dei nitrati (soprattutto se misurato con le striscette), può essere molto pericoloso.
Storia dei pesci
Se questi raggiungono un livello troppo alto (150-200), l’attività enzimatica dei batteri adibiti alla trasformazione di nitriti in nitrati viene inibita e questi batteri smettono di lavorare, favorendo di fatto un innalzamento del livello dei nitriti (pericolosissimi per la salute dei pesci).
Inoltre, cambi d’ acqua effettuati 2-3 volte all’anno, favoriscono l’innalzamento della conducibilità, che oltre a stressare i pesci influisce negativamente sulla schiusa delle uova di specie che vivono a conducibilità estremamente basse.
Lotta contro le alghe a conclusioni
Secondo gli studi effettuati da Pedersen il miglior metodo per combattere le alghe consiste in frequenti cambi d’acqua; effettivamente, seguendo questo metodo, io non ho mai visto alghe nei miei acquari (ovviamente un sostenitore del metodo Walstad potrebbe dire lo stesso per il suo metodo).
Questo articolo non vuole assolutamente essere una critica al metodo Walstad, che può senz’altro produrre ottimi risultati; nasce soltanto dalla mia voglia di approfondire l’argomento e di esprimere pubblicamente le mie opinioni.
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