Il training autogeno è una speciale tecnica di rilassamento che sfrutta la naturale connessione fra mente e corpo.
Ha lo scopo di far raggiungere uno stato di equilibrio capace di portare benefici sia a livello fisico che psicologico. La frenetica vita cittadina, gli impegni di lavoro e i problemi grandi e piccoli che si vanno ad accumulare ogni giorno, rischiano di farci cadere vittime di varie forme di stress che purtroppo sono correlate alla comparsa di disturbi fisici anche parecchio gravi.
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La medicina può agire sui sintomi di questi disturbi, ma solo un costante e assiduo esercizio mentale può aiutarci a lavorare sulle cause più profonde che li scatenano, aiutandoci a ritrovare quel senso di rilassamento che ci permetta di affrontare la vita con rinnovata energia.
Per chi voglia avvicinarsi a questa interessante quanto efficace tecnica, consigliamo di contattare uno psicologo a Firenze specializzato in training autogeno.
Le origini del training autogeno e la sua diffusione fino a noi
La tecnica di rilassamento denominata training autogeno ha origine agli inizi del ‘900, a partire dagli studi effettuati dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz. Schultz ideò le basi di questa tecnica fondandosi su varie tecniche ipnotiche, ma rese il paziente molto più attivo nella ricerca del rilassamento.
In pratica il ruolo del terapista assume un aspetto più marginale, indispensabile nelle prime fasi per insegnare e far apprendere la giusta tecnica. Una volta acquisiti gli esercizi e il metodo il paziente sarà poi in grado di raggiungere il senso di distensione in autonomia, e questo può essere di fondamentale importanza ad esempio per applicare il training autogeno prima di gare o competizioni sportive importanti.
In quali campi trova il suo utilizzo il training autogeno?
Il training autogeno trova impiego in tutte quelle situazioni che prevedono un carico eccessivo di stress con conseguenti ripercussioni sulla salute generale dell’organismo. In particolar modo può essere usato per:
- Affrontare esami o competizioni sportive importanti;
- Aumentare concentrazione e memoria in vista di impegni di lavoro particolarmente faticosi;
- Combattere l’insonnia;
- Prevenire e contrastare i disturbi psicosomatici, come emicranie, ipertensione, gastriti o asma;
- Combattere ansia e attacchi di panico;
- Affrontare paure, fobie o tic nervosi;
- Ridurre la percezione del dolore.
Sommersi dalla frenesia e dal caos di Firenze, spesso ci dimentichiamo di ascoltare i segnali che il nostro organismo ci invia. Questo può portare a problemi ben più gravi, come stati depressivi, stati d’ansia, problemi all’apparato cardiocircolatorio e ipertensione.
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La pratica del training autogeno ci consente di riprendere il giusto dialogo con il nostro corpo, imparando a capire le connessioni fra mente e fisico e a raggiungere uno stato di distensione che coinvolga l’intero organismo.
In cosa consiste il training autogeno e come si svolge
Il training autogeno si fonda su una serie di esercizi di concentrazione che rientrano in un piano costante di allenamento che porterà a risultati sempre più evidenti. Il termine autogeno infatti significa “che si origina da sé”.
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Già dopo poche settimane di pratica, i pazienti dichiarano che le sensazioni di rilassamento si generano spontaneamente, senza che loro debbano intervenire. È chiaro che, come per tutte le pratiche di auto distensione, anche il training autogeno richiede costanza e metodo da parte di chi lo pratica.
Un individuo poco motivato verso l’applicazione del training autogeno difficilmente otterrà i risultati sperati. Il training autogeno consiste in sei esercizi:
- Peso
- Calore
- Cuore
- Respiro
- Plesso solare
- Fronte fresca
Il primo esercizio, quello della pesantezza, serve a distendere la muscolatura scheletrica. Quando i muscoli sono distesi, vengono percepiti come pesanti. Per questo è necessario cominciare ad immaginare che il nostro corpo diventi man mano pesante.
La prima formula sarà “Il mio braccio destro è pesante” e così via fino a percepire una sensazione di pesantezza generalizzata a tutto il corpo. La seconda serie di esercizi, quella del Calore, ha come effetto il rilassamento del sistema vascolare. Si svolgerà immaginando che il proprio corpo diventi caldo.
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Piano piano una sensazione di distensione pervade tutto l’organismo. A questo punto si va ad amplificare il rilassamento con l’esercizio del Cuore. Ci dovremo quindi concentrare pensando che “il mio cuore batte calmo e regolare”.
Sarà poi la volta del Respiro: “il mio respiro è calmo e regolare“. Gli ultimi due esercizi del training autogeno mirano rispettivamente alla vasodilatazione del corpo e alla vasocostrizione nella zona della fronte, capaci di regalare un’intensa sensazione di distensione.
Il plesso solare è una struttura nervosa che si trova fra lo stomaco e la colonna vertebrale, al di sotto del diaframma. È collegata agli organi interni della cavità addominale e riveste un ruolo chiave nella ricerca dell’equilibrio psicofisico.
Immaginandoci il plesso solare caldo si avrà un ulteriore effetto vasodilatatore che si andrà a sommare a quello ottenuto dagli esercizi precedenti. Per completare l’allenamento si finirà con l’esercizio della Fronte Fresca.
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Immaginandoci la fronte piacevolmente fresca, si avrà l’effetto contrario di vasocostrizione nella zona del capo, che regalerà una piacevole sensazione di benessere. Una volta assimilati e resi automatici questi esercizi, si potrà andare ad agire individualmente su quelle che sono le problematiche specifiche dell’individuo, con esercizi personalizzati rivolti al particolare disturbo da prevenire o combattere.
Controindicazioni al training autogeno
Per quanto estremamente efficace, il training autogeno può avere delle controindicazioni di cui è bene tenere conto. Innanzitutto bisogna precisare che lo svolgimento di questa tecnica deve essere svolto in accordo con un professionista, in quanto un errore durante gli esercizi non solo potrebbe essere inutile ma persino dannoso.
Un professionista svolgerà anche una completa anamnesi della storia del paziente, per capire se sia necessario modificare o addirittura omettere uno o più esercizi (in caso di trauma cranico, ad esempio, potrebbe essere sconsigliato l’esercizio della Fronte).
Particolare attenzione va prestata anche durante la gravidanza per le modificazioni che avvengono nel sistema circolatorio. Il training autogeno, comunque, è considerato un ottimo metodo di preparazione al parto.
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